giovedì 30 ottobre 2014

ALEX BELLINI: L'AVVENTURIERO DELL'ANIMA - INTERVISTA PARTE 3




Ci sono delle persone che ti hanno ispirato, persone che visto o di cui hai letto e hai pensato "Anche io voglio essere come loro"? 
Si, sono tantissime le persone che mi hanno ispirato, soprattutto all'inizio della mia "carriera".
Ad esempio Fogar. Ero uno di quelli che guardava Jonathan missione Avventura e rimanevo affascinato dalle storie che sentivo raccontare.
A 14 anni mia nonna mi regalò un orologio della Sector, che all'epoca veniva venduto con una pubblicazione che raccontava delle gesta di sportivi avventurieri e fu proprio quello un momento chiave in cui ebbi chiara l'immagine di poter far parte di quel mondo affascinante. Poi gli anni sono passati, la vita mi ha portato da altre parti e poi sappiamo come è andata.
Altri personaggi che hanno ispirato sono stati Messner, Thor Heyerdahl (quello del Kon-Tiki, la nave costruita con il legno di balsa, che navigò il Pacifico), ma ancora altri vecchi avventurieri come Ernest Shackleton con l'avventura della Endurance, ma ancora Umberto Nobile e molti altri dell'inizio del 900.

Partecipi a diverse conferenze internazionali come Life Coach per aziende e multinazionali. Secondo te in questo particolare momento quali sono gli stimoli positivi che tu riesci a trasmettere?
Premetto che le conferenze a cui partecipo sono come figura di "Avventuriero" in cui racconto una storia cercando di sottolineare gli aspetti che sono comuni a tutti quanti noi.
In generale mi definisco più Sport Coach e non Life, anche se il limite è molto vicino in quanto anche se parli a uno sportivo, parli prima alla persona.
Gli stimoli che trasmetto sono vari e tra questi mi viene mente il concetto di riprendere il controllo di sé stessi, in una situazione sociale e di mercato dove abbiamo la sensazione di averlo già, ma spesso è un'illusione. Molto spesso ci concentriamo sulle cose sbagliate, invece di porre l'attenzione sulle cose che invece possiamo controllare.
Un altro stimolo positivo riguarda la capacità di saper sognare, vale la pena ogni tanto di porsi degli obiettivi ambiziosi, perché...si, ne vale la pena.

So che segui degli atleti e tra questi anche un golfista professionista, come Personal Coach. Su quali aspetti lavori con loro?
Lavoro con loro su vari aspetti. Posso dire che la situazione più comune tra gli sportivi è la mancanza di sincronia, cioè la capacità di concentrarsi sul qui e ora, slegandoci da pensieri negativi o sabotanti del passato, perché l'esperienza negativa può tornare dal passato per sabotare il presente, proprio come quando approcci una ragazza e in quel momento ti ricordi la volta precedente in cui una ragazza ti aveva dato dello sfigato, portando questo sentimento in ogni relazione con l'altro sesso, mentre si trattava solo di un momento singolo.
E' fondamentale concentrarsi sul qui e ora, fare ciò che pensi e pensare a ciò che fai. Al tempo stesso è contro produttivo pensare a cose che succedono troppo nel futuro, come "chissà cosa diranno di me se sbaglierò", la paura di fallire, di non essere all'altezza. In generale si vive slegati dalla situazione presente che, paradossalmente, è l'unica che possiamo controllare.
Un altro aspetto, anche tra gli atleti top, è la consapevolezza sui suoi punti di forza, le cose in cui è bravo. Sembra ridicolo, a volte si tende alla perfezione, soprattutto i golfisti e tendono a sottolineare non gli aspetti del gioco in cui sono forti, ma quelli in cui lo sono meno, gli aspetti che mancano loro per essere perfetti, anche e soprattutto in gara. Ma in gara bisogna portare solo i punti di forza.
Un po' come quando da piccoli si giocava a fare i cavalieri con uno scudo di latta e una spada di cartone. Naturalmente usavamo il punto di forza, cioè lo scudo di latta e non la spada di cartone. quindi anche nel golf e in generale nello sport è importante usare bene i punti di forza.
Un altro aspetto che affronto con gli atleti è l'energia, poca o troppa, che produce una prestazione non ottimale, cercando di modularla in maniera corretta.

Quale sarà la tua prossima avventura? 
La mia prossima avventura sarà sopravvivere su un iceberg (ADRIFT 2015), nel tentativo di documentare tutte le fasi di vita dell'iceberg stesso fino al suo completo scioglimento. Sappiamo già che, essendo una forma mutevole, proprio per la dinamica stessa dello scioglimento, ad un certo punto varierà la sua forma e si ribalterà e quindi dobbiamo trovare una soluzione per tornare a casa. La gestione del pericolo e la minimizzazione del rischio è un aspetto molto importante in questo momento. Il teatro dell'avventura sarà in Groenlandia e il periodo sarà ottobre/novembre 2015.

In conclusione, secondo te esiste una ricetta per il successo?
Direi di no, una ricetta non esiste. In generale dico che se c'è una cosa che funziona nella singola persona, allora sarà giusta per quella persona, se le fa del bene è giusto che continui a farla.
In generale, per avere successo bisogna avere un occhio puntato su quello che stiamo facendo adesso, il qui e ora, e un altro sul dream goal, il nostro sogno.
Ricordarsi sempre che in caso di successo o insuccesso, non è mai un colpo di fortuna o di sfiga, ma che le cose sono la semplice somma delle singole azioni che facciamo ogni giorno. Quindi pensiamo a quello che facciamo adesso, perché avrà una ripercussione su quello che saremo domani. 
Un altro aspetto è la capacità di adattarsi alle situazioni, riprogrammare gli obiettivi quando le condizioni cambiano e farlo velocemente è un valore aggiunto importante.
Questa per me sono la regole del successo!

Nell'intervista che mi hai fatto hai dimenticato di chiedermi cosa sia il successo e il fallimento, che è molto importante e dato che non me lo hai chiesto, non te lo dico :)

Ok Alex, magari a breve lo scopriremo, perché la prossima volta sarà la mia prima domanda.

Clicca qui per la PRIMA PARTE dell'intervista
Clicca qui per la SECONDA PARTE dell'intervista

Nessun commento:

Posta un commento